venerdì 19 aprile 2013

Zentangle come 'spazio sacro' : Paola Fagnola si racconta.



IL MIO INCONTRO 
CON SCARABOCCHI ZEN e ZENTANGLES
DI PAOLA FAGNOLA

 




I miei appunti scolastici sono costellati di scarabocchi perimetrali, alcuni formati da pattern personali elaborati e perfezionati nel tempo. 


Nonostante questa pratica reiterata, i primi zentangle veri e propri risalgono a qualche settimana fa.



 

 



Ho scoperto gli scarabocchi zen e il metodo zentangle® di Rick Roberts e Maria Thomas mesi addietro, per caso, girovagando nella rete. La mancanza di corsi nei dintorni, i costi elevati del kit ufficiale e qualche dubbio all'inizio mi hanno frenato, ho così provato ad avvicinarmi al corso tramite altre strade. 



Incuriosita, ho cercato online più informazioni, e ho trovato il gruppo italiano di Facebook, video su youtube, blog americani di appassionati e le recensioni di alcuni libri, pubblicati da insegnanti certificati. Ho ordinato uno di questi volumi, per provare a vedere e capire di cosa si trattava.
Ho iniziato così: seguendo il libro One Zentangle a Day - a six week course in creative drawing for relaxation, inspiration, and fun.
Nella prefazione Beckah Krahula racconta come si è avvicinata al mondo degli zentangle e di come l'abbiano aiutata in un momento buio della vita, durante una lunga e dolorosa convalescenza. Quella storia è stata per me fonte di ispirazione e stimolo ad utilizzare il metodo zentangle per il suo aspetto zen e meditativo, come apporto positivo alla vita quotidiana.

 
E' diventato così un piccolo rito quotidiano: ho recuperato matite e sfumini dai ricordi di scuola, mi sono creata due quaderni per gli schizzi, uno a pagine bianche l'altro a pagine nere, mi sono procurata le penne-pennarello e le penne gel consigliate. 
Ho capito con i primi disegni quanto siano importanti i materiali giusti: una carta che non lasci trapassare l'inchiostro, una penna che scorra sul foglio agevolmente e lasci un segno uniforme; ho compreso quanto un metodo permetta a chiunque, non solo a chi già sa disegnare, di poter creare qualcosa di bello. 





E ho provato su me stessa cosa sia la concentrazione rilassata, la stessa che sperimentano gli sportivi e i creativi, che per le filosofie orientali rappresenta lo spazio sacro.

 







Sono solo all'inizio di questo percorso, disegno per me e per l'atto stesso del disegnare e concentrarsi, poco importa ciò che ne viene fuori, se sia brutto o bello. 


Ma chi mi sta vicino e intravede i miei zentangle mi incoraggia a continuare: il mio ragazzo vuole averne una foto ogni volta che ne faccio uno, da tenere sul cellulare in primo piano. 




 




E' un modo come un altro per superare i 900 km di distanza, ma è anche un gesto che mi dimostra il suo sostegno che non posso che apprezzare. Gli sono grata, così come sono grata a Tina per avermi chiesto di condividere queste righe sul suo blog.


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